I mormoni credono nella santità della vita
umana, per questo motivo si oppongono al quel tipo di eutanasia che è l’atto di
mettere deliberatamente a morte una persona che soffre di una condizione o
malattia incurabile. Un simile atto deliberato pone fine alla vita
immediatamente mediante, ad esempio, il cosiddetto suicidio assistito. Porre
termine alla vita in tal modo è una violazione dei comandamenti di Dio.
Nell'Antico Testamento viene citato il caso di un
suicidio assistito: quello di Saul (2 Samuele 1 : 6-10): un soldato uccide Saul su sua
richiesta; ma David in seguito condanna quel soldato a
morte per omicidio.
I mormoni
non ritengono invece che permettere a una persona di morire per cause naturali
staccando dal paziente i mezzi artificiali che la mantengono in vita, come nel
caso di malattie a lungo termine, rientri nella definizione omnicomprensiva di
eutanasia. Quando la morte quale conseguenza di una malattia o un incidente è
inevitabile, dovrà essere considerata una benedizione e una parte
dell’esistenza eterna con un suo preciso scopo. I mormoni non si sentono
obbligati a prolungare questa vita mediante il ricorso a mezzi irragionevoli.
La loro Chiesa sostiene che queste decisioni possono essere prese al meglio dai
familiari dopo aver ricevuto consigli medici saggi e competenti e dopo aver
chiesto la guida divina mediante il digiuno e la preghiera.
Pertanto si
all’eutanasia per porre fine al prolungamento ingiustificato della vita
realizzato con mezzi artificiali e no all’eutanasia intesa come atto di
suicidio assistito.
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