Il
costante dibattito pubblico sul matrimonio tra persone dello stesso sesso ha
suscitato nei giornalisti, nel pubblico in genere e nei membri della Chiesa
molte domande relative alla posizione dei mormoni sulla questione del
matrimonio in particolare e sull’omosessualità in generale.
Si tratta
di qualcosa di molto più grande della semplice domanda se la società debba
essere o meno più tollerante rispetto allo stile di vita omosessuale. Negli
ultimi anni abbiamo assistito ad una pressione incessante in tal senso, da
parte di sostenitori di questo stile di vita, affinché fosse accettato come
normale ciò che effettivamente non lo è, e definiti, coloro che non lo
approvano, “persone dalla mente ristretta”, “bigotte” ed “irragionevoli”. Tali
sostenitori sono veloci nel fare appello alla libertà di parola e di pensiero
per quanto concerne loro stessi, e altrettanto veloci nel criticare coloro che
hanno una visione diversa dalla loro e, se possibile, nel tentare di zittirli,
ponendo loro l’etichetta di “omofobici”. In almeno un Paese dove gli attivisti
omosessuali hanno ottenuto grandi concessioni, abbiamo persino visto il pastore
di una chiesa essere minacciato di arresto, per aver predicato dal pulpito che
il comportamento omosessuale è immorale. Il matrimonio è qualcosa di più di una
questione sociale — sostanzialmente potrebbe essere una prova della nostra più
elementare libertà di religione insegnare ciò che sappiamo che il nostro Padre
in cielo vuole che insegniamo.
Iniziamo
col dire che, tanto la distinzione tra sentimento o inclinazione da una parte,
quanto il comportamento dall’altra, sono molto chiare. Non è peccato avere determinate
tendenze, ma lo è il cedere ad esse. La tentazione non è qualcosa di eccezionale,
tutti, se pur in modi diversi, ne siamo soggetti: persino il Salvatore fu
tentato.
Il Nuovo
Testamento afferma che Dio ci ha dato dei comandamenti, la cui osservanza è
possibile a ciascuno. È affermato infatti in 1 Corinzi capitolo 10, versetto
13: “Niuna tentazione vi ha còlti, che
non sia stata umana; or Iddio è fedele e non permetterà che siate tentati al di
là delle vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscirne,
onde la possiate sopportare”.
È importante
comprendere che l’omosessualità non è un nome che descrive una condizione, ma è
un aggettivo che descrive dei sentimenti o un comportamento. Tutti hanno delle
prove da affrontare. Non solo oggi l’omosessualità è comune nella nostra
società, ma le è stato persino conferito un carattere politico. In realtà, essa
è invece solo una delle innumerevoli difficoltà con cui gli uomini e le donne
si trovano a dover lottare; bisogna incoraggiare le persone a cercare l’aiuto
del Salvatore per resistere alla tentazione e astenersi da quel comportamento
del quale prima o poi dovremo pentirci.
Viviamo
in una società impregnata di sessualità e, forse proprio a causa di questo, è
più difficile ora, per una persona, guardare agli altri aspetti che la
caratterizzano, anziché al proprio orientamento sessuale ed allargare le
proprie vedute, andando oltre questo orientamento, cercando di trovare
gratificazione nei molti altri aspetti del proprio carattere, della propria
personalità e della propria natura. Non c’è alcun dubbio sul fatto che
l’orientamento sessuale sia sicuramente una caratteristica principale di ogni
individuo, ma non è l’unica.
È
fondamentale essere consapevoli della realtà che i sentimenti omosessuali sono
controllabili. Forse esiste una tendenza o predisposizione a questo tipo di sentimenti
che può essere una realtà per alcuni e non per altri, e da tali predisposizioni
nascono i sentimenti, i quali possono essere controllati, fino ad eliminare la
tentazione. Se invece diamo ascolto a tali sentimenti, questi aumenteranno la
forza della tentazione. Se cediamo alla tentazione, ci rendiamo colpevoli di un
comportamento immorale.
Questo
schema si applica anche ad una persona che desideri ardentemente ciò che
appartiene a qualcun’altro e sia fortemente tentata di rubare, così come a
coloro che sviluppino una predilezione per l’alcol, o a una persona molto
irascibile che scelga di cedere alla collera e tale sentimento può degenerare
in un comportamento immorale e illecito.
Qui non
si sta parlando di una prova eccezionale, ma di una condizione comune della
vita terrena. Non capiamo esattamente il “perché” o il grado delle inclinazioni
o predisposizioni, ma ciò che sappiamo esattamente è che i sentimenti e il
comportamento possono essere controllati. La linea del peccato si trova tra i
sentimenti e il comportamento. La linea della prudenza si trova tra la
predisposizione e i sentimenti. Dobbiamo tenere a freno i sentimenti e cercare
di controllarli, per evitare di trovarci in una situazione che ci condurrà ad
un comportamento immorale.
Penso che una
delle grandi sofisticherie del nostro tempo consista nell’affermare che un
individuo che ha un’inclinazione a fare qualcosa, debba inevitabilmente agire
in base a essa. Come ci ha rivelato il Signore, ciò è contrario alla nostra
stessa natura: ci è stato dato il potere di controllare il nostro
comportamento.
No, non
accettiamo il fatto che le condizioni che impediscono alle persone di
raggiungere il loro destino eterno siano “innate” senza che vi sia alcuna
possibilità di poterle controllate. Ciò è contrario al Piano di Salvezza ed è
contrario alla giustizia e alla misericordia di Dio. Va contro tutti gli
insegnamenti del vangelo di Gesù Cristo, che dichiarano la verità. Infatti le Scritture
affermano che con o tramite il potere e la misericordia di Gesù Cristo avremo
la forza di compiere e superare ogni cosa, compresa la capacità di resistere
alla tentazione in ogni sua sfaccettatura.
Qui entra
in gioco la nostra dottrina: la Chiesa non ha una posizione sulle cause di
nessuna predisposizioni o inclinazioni, comprese quelle legate all’attrazione
tra persone dello stesso sesso. Che sia l’indole o l’educazione è una questione
scientifica su cui la Chiesa non prende posizioni.
Chi
infatti può dire perché alcuni hanno un attrazione per lo stesso sesso? Ciò che
conta veramente è sapere che possiamo controllare le nostre azioni ed il
comportamento.
Bisogna
aggiungere un altro punto, che possiamo trovare in una recente dichiarazione
della Prima Presidenza, che ha fatto una bellissima descrizione del nostro
atteggiamento in merito a questo argomento: “La
Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni dimostra comprensione e
rispetto per gli individui che sono attratti da persone dello stesso sesso. Ci
rendiamo conto che possano sentirsi soli, ma deve anche esserci un
riconoscimento di ciò che è giusto davanti al Signore”.
Ritengo
che sia una dichiarazione esatta, il dire che alcune persone considerano i
sentimenti di attrazione per lo stesso sesso come una realtà che definisce la
loro esistenza. Vi sono anche persone che considerano come realtà il fatto che li
definisce nativi di Roma o che sono state marines degli Stati Uniti; o che
hanno i capelli rossi, o che sono i migliori giocatori di calcio che abbiano
mai giocato in una squadra della loro scuola. Le persone possono adottare una
caratteristica come elemento che definisce la loro esistenza e spesso queste
caratteristiche sono fisiche. Abbiamo il libero arbitrio per scegliere quali
caratteristiche ci definiscono; queste scelte non ci vengono imposte.
La realtà suprema che
caratterizza ognuno di noi è che siamo figli di Genitori celesti e che siamo
nati su questa terra per uno scopo e con un futuro divini. Un’opinione,
qualsiasi possa essere, quando si contrappone a quella suprema realtà
caratterizzante, diventa distruttiva e porta l’uomo verso un cammino sbagliato.
L’Espiazione
di Gesù Cristo è abbastanza potente per far sì che una persona possa essere
purificata, a condizione che lo voglia e si penta, abbandoni il proprio
comportamento, anche se si tratta di un cammino certamente non facile.
Diversamente, quel comportamento diventerà purtroppo un corso d’azione che
indebolirà la sua capacità di pentirsi, offuscherà la sua percezione di ciò che
è importante nella vita e alla fine, trascinerà l’individuo così lontano che
non potrà più tornare. Se sceglierà di seguire quella via, noi dovremmo cercare
sempre di aiutarlo a tornare sul cammino della crescita.
Mi riferisco al
cambiamento prima in difesa della via del Signore e poi in difesa dello stile
di vita della persona che è in errore, sia davanti a Lui che davanti agli
altri. La via del Signore è proprio quella di amare il peccatore condannando il
peccato, cioè dobbiamo continuare ad aprire la nostra casa, il cuore e le
braccia ai nostri figli, pur senza approvare il loro modo di vivere, evitando
però di colpevolizzarli verbalmente. È altrettanto essenziale che i genitori
evitino di prendere le difese del proprio figlio, poiché così facendo non lo
aiutano di certo e ciò invece porterà quasi sicuramente entrambi lontano dalle
vie del Signore.
Il matrimonio non è né
una questione di posizione politica, né una questione di politica sociale. È
stato istituito dal Signore stesso. Per i mormoni è l’unica istituzione che
viene celebrata solennemente tramite l’autorità del Sacerdozio nel Tempio e
trascende questo mondo; essa ha un’importanza profonda ed è una dottrina
fondamentale del vangelo di Gesù Cristo, e va ad adempiere lo scopo stesso
della creazione di questa terra. Una persona difficilmente può leggere la prima
pagina della Genesi senza notarlo molto chiaramente; esso non è un’istituzione
che l’umanità possa manomettere, e men che meno possono farlo coloro che
operano solo per i propri scopi. Agli occhi del Signore il matrimonio tra
persone dello stesso sesso non esiste: il comportamento omosessuale è e sempre
rimarrà un peccato abominevole davanti al Signore, e il chiamarlo con un altro
nome, in virtù di qualche definizione politica, non cambia questa realtà.
Il matrimonio tra un
uomo e una donna è chiaro negli insegnamenti biblici dell’Antico come del Nuovo
Testamento. Qualsiasi persona che cerchi di distruggere quel concetto sta
similmente andando contro ciò che Gesù stesso ha affermato.
Il concetto che “ciò che succede a casa tua non influisce su ciò che
succede nella mia”, riguardo all’istituzione del matrimonio, potrebbe essere
l’ultima sofisticheria di coloro che sono a favore del matrimonio tra persone
dello stesso sesso.
In termini laici ciò ha
invece un effetto profondo su chiunque altro, perché ciò che succede nella casa
in fondo alla strada influisce davvero su ciò che accade nella mia e su come
viene trattata. Insinuare che davanti a questi millenni di storia, alle
rivelazioni di Dio e all’intero esempio umano essi abbiano il diritto di ridefinire
l’intera istituzione per tutti quanti è estremamente presuntuoso e
terribilmente sbagliato.
Un altro
punto da precisare si trova in una domanda: perché due individui che convivono
felicemente, entrambi impegnati uno verso l’altro, vorrebbero che la loro
relazione fosse chiamata matrimonio? Prendendo in considerazione ciò che dicono
di avere, perché vogliono aggiungervi lo stato legale del matrimonio? Cosa
desiderano coloro che sostengono il matrimonio tra persone dello stesso sesso?
Vi sono
certi aspetti del matrimonio — quali alcune conseguenze legali e sociali e
alcune legittimità — che, se concessi ad una qualche relazione oltre a quella
del matrimonio tra un uomo e una donna, tenderebbero a degradare, se non a
distruggere, l’istituzione che è stata rispettata per migliaia di anni.
Inoltre,
se le persone vogliono legalizzare una relazione particolare, dobbiamo stare
attenti del “perché” questo tipo di relazione sia stato disapprovato per
millenni. Improvvisamente c’è un appello alla legalizzazione, così che due
persone dello stesso sesso possano sentirsi meglio con sé stesse. Questo punto
è fin troppo palese.
Poniamo
il caso di una persona che si guadagni da vivere con una condotta illegale,
però non si senta a suo agio nel farlo (potrebbe essere un ladro di professione
o qualcuno che vende un servizio illegale o qualsiasi altra cosa). Cosa
facciamo? Andiamo e legalizziamo il suo comportamento, perché ella viene
discriminata a causa delle sue scelte professionali, o forse perché non si
sente bene riguardo a quello che fa e vuole avere un riconoscimento per
“sentirsi a posto”, oppure vuole perché il suo comportamento venga legittimato
agli occhi della società o della sua famiglia? Ritengo che la risposta sia che
non si legalizzano dei comportamenti per queste ragioni, a meno che non siano
animate da motivazioni molto convincenti a essere avanzate al fine di apportare
un cambiamento alla situazione presente.
Questo è
qualcosa su cui la nostra dottrina ci richiede semplicemente di far sentire la
nostra voce e che affermi con franchezza: “Ciò non va bene; non è giusto”.
Nella
società possono esistere innumerevoli tipi diversi di collaborazione o unioni
che non sono relazioni tra persone dello stesso sesso e che offrono alcuni
diritti su cui non abbiamo nessuna obiezione. Detto questo… possono esserci
talvolta alcuni diritti specifici che, se venissero accordati alle relazioni di
tipo omosessuale, ci preoccuperebbero non poco. L’adozione è il primo che mi
viene in mente, semplicemente perché questo è un diritto che è stato
storicamente e dottrinalmente associato in modo molto stretto al matrimonio e
alla famiglia. Faccio riferimento all’esempio dell’adozione solo perché essa ha
a che fare con la nascita e la crescita dei figli. I nostri insegnamenti, così come
sono stati espressi recentemente da apostoli e profeti viventi con un contenuto
dottrinale molto completo nel Proclama sulla famiglia, sono che “i figli hanno
il diritto di crescere in una famiglia composta da un padre e una madre”.
Alla
fine, la strada più saggia per qualsiasi persona afflitta dall’attrazione per
lo stesso sesso, è quella di sforzarsi di ampliare il proprio orizzonte oltre
l’orientamento sessuale e di provare a vedere la propria persona nel suo
insieme. Se fossi una delle persone afflitte dall’omosessualità, dovrei cercare
di vedermi in un contesto molto più ampio… di vedermi come un figlio di Dio con
i propri talenti, qualsiasi essi possano essere, sia intellettuali, che
musicali o atletici, o di compassione verso gli altri. Il vedersi in uno
scenario più vasto può essere loro di grande aiuto per un cambiamento.
Più una
persona riesce a guardare oltre l’orientamento sessuale, più felice e completa
sarà la sua vita. La peggior cosa possibile per ognuno di noi — qualsiasi siano
le nostre tentazioni o le nostre tendenze terrene — è quella di fissarci su di
esse ed indugiarvi. Quando questo avviene, non solo rinneghiamo tutte le altre buone
qualità che ci caratterizzano, ma l’esperienza insegna che ci sarà una maggiore
probabilità che alla fine cederemo alla tendenza.
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NOTE:
I
concetti espressi in questo articolo sono stati estrapolati da un intervista televisiva
fatta a due Autorità generali della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli
Ultimi Giorni.
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