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domenica 18 gennaio 2015

LETTERA AD UN AMICO SULL'ISLAM

Carissimo Giovanni
ho letto con molta attenzione il tuo articolo sull’Islam.
Ci sono molte cose interessanti che tu evidenzi nella tua analisi e sono da me in parte condivisibili. Io desidero qui evidenziare però alcune cose fondamentali:
Le religioni, di solito, non sono ne cattive ne buone. I risultati derivanti dalla messa in pratica della propria religione nella vita quotidiana dipendono solo da due fattori: sensibilità verso il prossimo e/o livello culturale dei relativi fedeli.
Io ho vissuto per circa un anno prevalentemente a Instambul lavorando come consulente dell’innovazione prodotti. In tutto questo periodo ho interagito con persone di fede musulmana ma di alto livello culturale (ingegneri, dottori, ecc). Ebbene posso testimoniare che ho difficoltà a trovare persone che hanno un concetto della famiglia molto elevato come loro, non sono fanatici, non sono estremisti e hanno una cultura civica che a noi italiani molto spesso manca. Trattano molto bene le loro mogli, meglio di noi italiani, e hanno uno spiccato senso dell’onesta, non cercano e non chiedono tangenti per i loro servizi. Alcune di queste persone sono venute a trovarmi a casa mia con le loro famiglie al che mia moglie ha poi esclamato: “che belle famiglie!”
Quando io parlo di persone colte non intendo una cultura tecnicistica ma una cultura basata sui valori che per noi italiani derivano dall’umanesimo che afferma la dignità degli esseri umani. E a conseguenza di questa esaltazione dell'uomo sono poi sorti due movimenti culturali cioè quelli che distinguono l'essere umano dalle bestie: i Sentimenti che poi diedero la base di sviluppo al Romanticismo e la Ragione sulla quale sorse invece l'Illuminismo.
Fare interventi che controllino il cattivo utilizzo della religione musulmana può essere utile in questa fase dove il terrorismo la fa da padrone ma non risolverà il problema alla radice in quanto la causa di questi avvenimenti tragici deriva prima di tutto dall’aspetto culturale.
Io ritengo invece che l’intervento che la comunità europea dovrebbe fare è quello di investire MOLTI SOLDI nell’educazione ed acculturamento dei giovani musulmani. Lo potrebbe fare organizzando scuole specifiche in lingua inglese, francese o italiano, dove poter accogliere i giovani
dai paesi islamici dando loro una borsa di studio per vivere e studiare in Italia, o in altri paesi europei, affinché si crei anche un dialogo a loro utile sulla realtà della cultura occidentale. Acculturare e formare in Italia un GRAN NUMERO di giovani arabi porterebbe un vento di rinnovamento mentale e culturale che poi influirebbe sul comportamento delle future classi dirigenti dei paesi arabi.
Solo con la scuola si può incidere sul futuro di un popolo.
Non è pensabile che un controllo, per lo più coercitivo, possa cambiare i loro sentimenti basati sull’odio e la strumentalizzazione del Corano.
Non è neanche pensabile inneggiare alla libertà di stampa per dare sostegno a coloro che offendono pesantemente la religione altrui. Si alla satira ma quella fatta senza offendere come c’è negli Stati Uniti. I paesi europei dovrebbero adottare l’articolo della costituzione Americana che vieta di offendere le religioni. Questo non sarebbe buonismo ma buon senso che a volte noi occidentali dimentichiamo perché “ci sentiamo superiori” e coniughiamo inconsapevolmente la parola libertà con la parola ottusità.
Essere liberi vuol dire prima di tutto essere liberi dai condizionamenti che derivano dal nostro ego. Va molto bene il simbolo della matita… ma se essa è abbinata al rispetto reciproco può veramente essere un simbolo di dialogo e crescita.
Non si devono fare nuove leggi contro le religioni, in Italia ce ne è anche troppe in questo campo. Se fosse per me eliminerei ogni legge che pretende di controllare i sentimenti spirituali delle persone. Anche qui prenderei esempio dagli Stati Uniti dove la loro costituzione vieta di legiferare nel campo religioso. Se comprendiamo questi semplici concetti del vivere civile e spirituale saremo allora in grado di asportare alla radice il terrorismo investendo in cultura verso quelle masse di giovani che ne hanno invece una forte necessità se non vogliono finire la loro vita imbracciando un Kalashnikov. Ora va di moda il motto “Je suis Charlie”. Io ritengo che questo non deve essere il nostro riferimento culturale per arginare il fanatismo religioso in quanto quella rivista era principalmente un monumento all’intolleranza, al razzismo e all’arroganza coloniale. Il motto giusto potrebbe essere invece: “ Je ne suis pas Charlie. Je suis Thomas! ”.
ll pensiero di Thomas Jefferson fu fortemente influenzato dall'illuminismo. Fu un convinto sostenitore di un'America libera, composta da agricoltori liberi, fatto che lo spinse ad impegnarsi affinché ogni cittadino americano potesse acquisire un pezzo di terreno e fu anche un convinto sostenitore del libero mercato. Thomas Jefferson varò una legge che proibiva l'importazione degli schiavi e fu anche uno dei principali sostenitori del pensiero democratico e del riconoscimento dei diritti umani e un grande fautore di uno Stato laico nei confronti della religione e del rapporto tra chiesa e stato. Thomas Jefferson, sostenne in una lettera pubblica che nessun uomo deve rendere conto ad altri per la sua fede e per le sue convinzioni religiose.
Tutti questi flash su Thomas oggi servirebbero molto ai paesi musulmani. Con questi principi I paesi arabi diventerebbero degli stati laici e renderebbero liberi i pensieri spirituali delle persone.
Non ci sarebbero più guerre di religione ma ci sarebbe un popolo maturo e consapevole delle altrui libertà: niente guerra agli infedeli.
Il simbolo giusto per un giovane musulmano dovrebbe essere una matita con dei libri.
Un cordiale saluto Piero Durazzani

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