Un aiuto esterno
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Post tratto dal libro: "Il geo-cristianesimo" di Piero Durazzani
Prima di tutto dobbiamo porci una domanda: cosa si intende per vita?
Qualsiasi popolazione formata da entità che hanno la proprietà di moltiplicazione, di ereditarietà e di variabilità è vita, mentre qualsiasi processo chimico che non presenta queste caratteristiche è solo una semplice reazione chimica.
Questa definizione si basa sul fatto che qualsiasi popolazione con queste proprietà si evolve per selezione naturale in modo tale da divenire più adatta all’ambiente. È infatti impossibile che un organismo che abbia un grado di complessità elevato, come presenta oggi il mondo animale, possa avere origine da processi fisico-chimici, senza che intervenga la selezione naturale.
A questo punto dobbiamo però porci due interrogativi:
1) Qual’era la natura dei primi organismi viventi che ebbero un meccanismo ereditario abbastanza semplice da manifestarsi senza l’intervento della selezione?
2) Come ha potuto il primo organismo dare origine, per mezzo della selezione naturale, a discendenti con un codice genetico completamente stabilizzato e con un apparato per la sintesi proteica?
Oggi la scienza non ci dà risposte certe a questi due quesiti e pertanto è anche lecito ipotizzare che ci sia stato un aiuto esterno al processo chimico della vita.
Il controllo della complessità
Nei capitoli precedenti ho trattato della teoria di Darwin, della teoria della panspermia e della chimica deterministica, e ho volutamente lasciato per ultima un'altra teoria scientifica molto interessante, che non è necessariamente in alternativa alle altre teorie, ma può essere quella che dà una spiegazione del perché ogni “corpo” biologico diventi vita con un proprio codice genetico: il controllo della complessità.
Solo una piccola parte del DNA è utilizzata per codificare le proteine mentre, il resto sembra essere costituito da sequenze che, apparentemente, non hanno alcun ruolo. Questa parte del DNA, cioè quella che sembrerebbe inutile, è molto bassa negli organismi semplici come i batteri procarioti e cresce invece negli invertebrati, raggiungendo il suo massimo nell’uomo. Questa parte “inutile” del DNA, pertanto, cresce con la complessità della specie e nell’uomo raggiunge addirittura il 98%.
Essa non conterrebbe informazioni per costruire nuove proteine, ma è come un software che non si vede ma che contiene le necessarie informazioni per gestire gli organismi e il loro relativo funzionamento, che cresce con la complessità. Negli organismi semplici come i batteri, per svolgere la funzione di controllo, basta una piccola parte del DNA; in quelli complessi come l’uomo, ne serve invece la quasi totalità.
In altre parole, la differenza sta nel software contenuto nel DNA, che determina l’unicità di una specie, differenziando l’uomo dagli altri animali. Pertanto, il livello evolutivo raggiunto da una specie è strettamente legato alla quantità del software presente nel suo DNA.
Tutto questo porta ad una visione dell’evoluzione un pò diversa da quella darwinistica che sosteneva un’evoluzione esclusivamente biologica, basata sull’ambiente e sul caso. Invece, secondo la teoria del controllo della complessità, l’evoluzione sarebbe condizionata dalla capacità di un organismo di governare un aumento della sua complessità. L’ambiente rimarrebbe una condizione importante per la sopravvivenza, ma non stabilirebbe più in che modo debba avvenire l’evoluzione e la sua relativa velocità. L’evoluzione pertanto non avrebbe più lo scopo di creare organismi complessi (hardware), ma quello di riuscire a controllarli e a farli funzionare (software).
Un credente può vedere nel software del DNA lo spirito dell’organismo vivente, che promuove l’evoluzione spirituale e che ne controlla la parte hardware, senza la quale un qualsiasi organismo sarebbe inanimato.
Si potrebbe concludere che la nascita della vita sulla terra possa avvenire, per quanto riguarda la parte hardware del DNA, anche dallo spazio (Hoyle) oppure come reazione chimica. Perché il tutto sia vivo, occorre che intervenga però la parte software del DNA, che potrebbe essere la parte dello spirito che entra nel corpo biologico per vivificarlo attraverso il controllo funzionale e della relativa evoluzione della sua complessità. La connessione fra spirito e corpo può avvenire per mezzo di quella parte del DNA che l’uomo chiama “inutile”, in quanto non riesce a spiegarne l’utilità.
Lo spirito, infatti, non è altro che la parte di un essere vivente, esistente prima della sua nascita sulla terra e che dimora nel corpo fisico durante la vita terrena, così come esiste dopo la morte, come essere distinto sino alla risurrezione quando riprenderà un corpo biologicamente perfetto. Uomini, animali e piante esistevano ed erano viventi nella loro condizione spirituale prima che una qualsiasi forma di vita esistesse sulla terra. Lo spirito, come sostiene il cristianesimo innovato, è materia, ma più pura di qualsiasi elemento conosciuto dall’uomo. Nella scrittura D&A 131:7-8 si legge:
“Non c’è nulla che sia materia immateriale. Ogni spirito è materia, ma è più fine o pura, e può essere percepito soltanto mediante occhi più puri; noi non possiamo vederla; ma quando il nostro corpo sarà purificato vedremo che tutto è materia.”
Il credente vede in tutto questo un’evoluzione che è soprattutto una realtà spirituale, dalla nascita dello spirito fino alla sua esaltazione eterna. Oggi noi viviamo e vediamo solo una piccolissima parte di quest’evoluzione: quella del controllo della complessità di un corpo terreno, cioè mortale.
La teoria del controllo della complessità ci conferma indirettamente anche un altro aspetto che le Sacre Scritture ci evidenziano, cioè che il corpo fisico non può vivere senza lo spirito: se noi togliamo al DNA dell’uomo il suo 98%, corrispondente alla parte software, il corpo fisico rimane inanimato.
Le Sacre Scritture ci dicono che uno spirito immondo (spirito che degrada l’autocontrollo) che entra nel corpo di un uomo ne altera quel controllo che gli era assicurato dal suo spirito assimilabile al 98% del suo DNA, fino a renderlo epilettico, mentre lo Spirito Santo (spirito edificante) quando entra nel corpo dell’uomo ne aumenta drasticamente la chiarezza mentale: l’autocontrollo. Questi semplici esempi ci dicono che l’evoluzione, per essere tale, deve andare sempre più verso l’autocontrollo della nostra complessità, in modo da gestire prima di tutto la nostra funzionalità e poi i nostri pensieri, le nostre passioni e le nostre azioni affinché esse siano edificanti e non distruttive.
In conclusione la vita esiste già, è a livello spirituale, ha bisogno solo di acquisire un corpo biologico affinché l’uomo la possa notare. Non è però il corpo biologico che dà la vita ma è lo spirito che, entrando in esso gli conferisce un controllo funzionale e fa progredire la sua complessità: questa è la parte determinante dell’evoluzione.
Un supremo creatore
Il controllo della funzionalità del nostro corpo è strettamente legato alla grande potenzialità che esso ha di essere una macchina ad altissima affidabilità.
Il corpo umano inizia con l’unione di due cellule riproduttive, una della madre e una del padre. Queste cellule contengono tutte le informazioni ereditarie che sono contenute in uno spazio estremamente piccolo. Ventitré cromosomi provenienti da ciascun genitore si uniscono in una nuova cellula; in questi ci sono migliaia di geni che determinano le caratteristiche fisiche del nascituro. Dopo 22 giorni inizia il battito di un cuoricino molto piccolo. A 26 giorni inizia la circolazione del sangue e le cellule si moltiplicano e si dividono formando gli occhi per vedere, le orecchie per udire, ecc.
Ogni organo del corpo è una creazione stupefacente. L’occhio ha una lente che si mette automaticamente a fuoco. I nervi ed i muscoli consentono ai due occhi di costituire un’immagine tridimensionale. L’orecchio converte le onde sonore in toni udibili percepiti dal cervello.
Il cuore ha quattro valvole delicate, costruite con un materiale altamente flessibile, che controllano la direzione del flusso ematico. Esse si aprono e si chiudono con una frequenza di centomila volte al giorno. Il cuore di un adulto pompa ben 7,6 metri cubi di flusso ematico al giorno. Sulla sommità del cuore c’è una fonte elettrica che trasmette energia affinché miriadi di fibre muscolari lavorino insieme.
Il corpo ha dei sistemi di sicurezza grazie ai quali ogni organo doppio ha una riserva disponibile in modo istantaneo dovuto al controlaterale. Negli organi unici come il cervello, il cuore ed il fegato, il sistema di sicurezza è realizzato per mezzo di due vie ematiche che proteggono gli organi dall’eventuale impedimento di una di esse.
Il corpo percepisce il dolore per proteggersi da eventuali danni; per rispondere alle infezioni, genera anticorpi che combattono un problema immediato, oltre a persistere anche per creare una resistenza a qualsiasi infezione futura.
Il corpo ha la capacità di ripararsi da solo: le ossa fratturate si aggiustano, le lacerazioni cutanee guariscono da sole, la perdita del sistema circolatorio si chiude da sola, e rinnova le proprie cellule invecchiate.
Il corpo regola i propri costituenti vitali. I livelli degli elementi e dei costituenti essenziali sono infatti continuamente aggiustati. Indipendentemente dalle escursioni termiche ambientali, la temperatura corporea è attentamente controllata in una stretta fascia.
Tutto questo risponde a delle leggi ben precise, in quanto niente è lasciato al caso, ed esse rendono testimonianza di un supremo creatore. (1)
Dal semplice al complesso
Dai fossili rimasti delle piante e degli animali trovati nelle rocce, gli scienziati hanno ricavato un ordine definitivo di sequenza della vita. Queste specie primitive erano acquatiche; quelle derivate dalla terra erano di uno sviluppo successivo. Alcune di queste semplici forme di vita hanno dovuto lottare fino ai nostri giorni, anche se con molte grandi mutazioni, per resistere ai cambiamenti ambientali.
I geologi ci dicono che queste forme di vita semplice di piante ed animali furono successivamente seguite da altre forme più complesse; da quello che è stato registrato sulle rocce leggono la storia di avanzamento della vita, dal più semplice al più complesso, dalla singola cellula protozoica agli animali più alti, dall’alga marina alle forme di piante più avanzate.
Attraverso la registrazione che troviamo su queste rocce i geologi hanno imparato un po’ della lingua nella quale queste verità sono state scritte. Le immagini che noi troviamo su queste rocce sono gli originali, mentre tutto il resto che noi leggiamo sono solo delle copie interpretative.
Ma l’evento più importante è quello che riguarda l’avvento dell’uomo.
Per questo evento sia gli scienziati che i teologi arrivano a concludere che la storia che la scienza dà dei fossili e l’evento creativo dell’uomo che i teologi sostengono sono inconcilianti. Queste affermazioni sono delle esagerazioni dettate solo da un fanatismo di parte che non vuole vedere oltre gli stereotipi che l’uomo si è creato, non per comprendere ma per combattere il presunto avversario.
Dio ha messo la storia della vita registrata sulle rocce per dare all’uomo l’opportunità di decifrarla; ma nello stesso tempo Egli ha parlato direttamente all’uomo riguardo ai diversi stati di progresso tramite i quali la terra è stata creata ed è diventata ciò che è. Le due fonti non possono essere fondamentalmente opposte; lo scienziato non può contraddire il teologo e viceversa; tuttavia l’interpretazione da parte dell’uno o dell’altro può essere seriamente sbagliata (2).
Le mutazioni e lo spinarello
Premesso che gli uomini differiscono tra loro per corporatura, dimensioni e colore della pelle, lo scheletro e il patrimonio genetico, però, dimostrano lo stesso legame che li unisce. Le diverse corporature dipendono in parte dal clima in cui le popolazioni hanno vissuto: quelli con un corpo più piccolo e più pieno conservano il calore maggiormente di quelli alti e snelli. Tuttavia un corpo particolarmente minuto può risultare favorito negli ambienti tropicali.
Il colore della pelle contribuisce a bilanciare l’assorbimento di radiazioni ultraviolette nella misura in cui sono necessarie al corpo per la produzione di vitamina D (favorita dalla luce solare) e dell’acido folico (danneggiato dai raggi ultravioletti).
Come abbiamo già detto, quando si parla della “vita” non dobbiamo intendere solo l’aspetto biologico ma anche la vivificazione di esso da parte dello spirito. È importante, però, non avere alcun pregiudizio nel riconoscere i cambiamenti biologici del mondo animale e vegetale, in quanto le mutazioni sono un fatto scientificamente indiscutibile ed osservabile in natura.
Durante il processo di duplicazione del materiale ereditario, infatti, possono verificarsi cambiamenti, detti “mutazioni”, che sono poi trasmessi ai discendenti.
La mutazione è una modifica del DNA, che provoca spesso un’alterazione del fenotipo. Il fenotipo indica l’insieme dei caratteri visibili di un individuo o di una popolazione e può essere prodotto dall’azione di più geni, e subire variazioni dovute ai diversi stadi di sviluppo o a condizionamenti ambientali.
La frequenza delle mutazioni può cambiare, a causa di alcuni agenti chimici e di radiazioni elettromagnetiche.
Le mutazioni sono uno dei fenomeni biologici più importanti, in quanto rappresentano uno dei fattori che aumentano la variabilità genetica delle popolazioni, cioè il substrato su cui opera la selezione naturale.
Gli spinarelli di acqua di mare presentano una corazza formata, da entrambe le parti del corpo, da un numero di placche compreso tra 30 e 36. Questi pesciolini di acqua dolce invece ne presentano solo da 0 a 9 e sono favoriti in questo tipo di ambiente, in quanto in esso è più difficile reperire le risorse minerali per la costruzione delle placche.
Gli spinarelli di acqua dolce derivano da quelli di acqua salata che invasero i laghi costieri nel corso degli ultimi 20000 anni, riducendo così la corazza ossea tipica della forma marina.
Questo tipo di pesce è diventato il paladino degli evoluzionisti: esso misura circa dieci centimetri, è stato studiato da Rowan Barrett dell’Università di British Columbia, negli Stati Uniti, con l’aiuto di bacini sperimentali di acqua dolce dove ha osservato che questo tipo di acque è la causa di tale mutazione.
Questa ricerca è una nuova prova che dimostra che le condizioni ambientali possono avere un impatto diretto sui geni che controllano le caratteristiche fisiche che influenzano la sopravvivenza di una specie.
Una mutazione descritta dalle Sacre Scritture si trova nel Libro di Mormon e precisamente in 1 Nefi 12:23 in cui si legge:
“E avvenne che io vidi che, dopo che erano degenerati nell’incredulità, divennero un popolo scuro, ……”
Questa scrittura parla di una frangia degli indiani d’America che, definiti nel Libro di Mormon come una parte rimanente dei Giudei, ad un certo punto divenne di pelle scura (come i pellirossa).
La posizione di dominio dell’uomo
Il fatto che in natura ci siano delle mutazioni non significa che la parte vivificante dei corpi, cioè lo spirito, venga modificato. Esso rimane, con tutta la sua potenzialità, il software che controlla la complessità dei corpi, indipendentemente dalle mutazioni biologiche che si possono essere verificate. Non sono le capacità fisiche dei corpi che pongono la singola specie in una posizione di superiorità o di inferiorità rispetto ad un'altra specie, bensì sarà la capacità di controllo della sua complessità che ne determinerà il rango.
L’anziano James E. Talmage, nel suo celebre discorso tenuto nel 1931 a Salt Lake City, espresse un esempio molto semplice basato sul cambiamento dello standard con cui valutiamo se qualche organismo particolare sarà considerato in un rango superiore od inferiore. Egli affermò che secondo lo standard dei poteri del volo, nel quale l’uccello eccelle, l’uomo è veramente un essere inferiore; se giudichiamo in base alla rapidità del piede egli è molto più inferiore al cervo; nella misura della forza egli è inferiore a cavallo ed all’elefante; in alcuni punti importanti della struttura corporea l’uomo si trova in basso alla scala di misura se egli fosse giudicato strettamente secondo lo standard anatomico mammifero, tuttavia l’uomo possiede una posizione di dominio su questi e su tutte le altre creature viventi sulla terra.
In conclusione, questo esempio di Talmage ci permette di comprendere meglio la direttiva che Dio dette all’uomo:
“Crescete e moltiplicate e riempite la terra, e rendetevela soggetta, e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra” (Genesi 1:28).
Egli sapeva che i suoi figli in spirito avevano un potenziale simile al Suo e potevano evolversi fino a dominare la terra e il mondo animale e vegetale, non certamente tramite l’evoluzione biologica che tende a ingannare l’uomo sul concetto della vera evoluzione, ma essenzialmente tramite un progresso continuo del controllo della propria complessità: evoluzione spirituale.
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Note:
(1) Informazioni desunte dall’articolo “Fede in Gesù Cristo” di Russell M. Nelson. Liahona Marzo 2008: rivista ufficiale della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.
(2) Le informazioni riportate in questo capitolo sono state tratte dal discorso tenuto dall’Anziano James E. Talmage nel 1931 a Salt Lake City.
Per completare la comprensione dei concetti sopra esposti si suggerisce di leggere in seguenza i post contrassegnati con le lettere B e C.
Post tratto dal libro: "Il geo-cristianesimo" di Piero Durazzani
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