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martedì 5 febbraio 2013

LA DUALITA' DELL'EUTANASIA


 I mormoni credono nella santità della vita umana, per questo motivo si oppongono al quel tipo di eutanasia che è l’atto di mettere deliberatamente a morte una persona che soffre di una condizione o malattia incurabile. Un simile atto deliberato pone fine alla vita immediatamente mediante, ad esempio, il cosiddetto suicidio assistito. Porre termine alla vita in tal modo è una violazione dei comandamenti di Dio.
Nell'Antico Testamento viene citato il caso di un suicidio assistito: quello di Saul (2 Samuele 1 : 6-10): un soldato uccide Saul su sua richiesta; ma David in seguito condanna quel soldato a morte per omicidio.

I mormoni non ritengono invece che permettere a una persona di morire per cause naturali staccando dal paziente i mezzi artificiali che la mantengono in vita, come nel caso di malattie a lungo termine, rientri nella definizione omnicomprensiva di eutanasia. Quando la morte quale conseguenza di una malattia o un incidente è inevitabile, dovrà essere considerata una benedizione e una parte dell’esistenza eterna con un suo preciso scopo. I mormoni non si sentono obbligati a prolungare questa vita mediante il ricorso a mezzi irragionevoli. La loro Chiesa sostiene che queste decisioni possono essere prese al meglio dai familiari dopo aver ricevuto consigli medici saggi e competenti e dopo aver chiesto la guida divina mediante il digiuno e la preghiera.

Pertanto si all’eutanasia per porre fine al prolungamento ingiustificato della vita realizzato con mezzi artificiali e no all’eutanasia intesa come atto di suicidio assistito.

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