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martedì 5 febbraio 2013

IL MATRIMONIO: UN'ISTITUZIONE CHE RIGUARDA TUTTI


 

Il costante dibattito pubblico sul matrimonio tra persone dello stesso sesso ha suscitato nei giornalisti, nel pubblico in genere e nei membri della Chiesa molte domande relative alla posizione dei mormoni sulla questione del matrimonio in particolare e sull’omosessualità in generale.
Si tratta di qualcosa di molto più grande della semplice domanda se la società debba essere o meno più tollerante rispetto allo stile di vita omosessuale. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una pressione incessante in tal senso, da parte di sostenitori di questo stile di vita, affinché fosse accettato come normale ciò che effettivamente non lo è, e definiti, coloro che non lo approvano, “persone dalla mente ristretta”, “bigotte” ed “irragionevoli”. Tali sostenitori sono veloci nel fare appello alla libertà di parola e di pensiero per quanto concerne loro stessi, e altrettanto veloci nel criticare coloro che hanno una visione diversa dalla loro e, se possibile, nel tentare di zittirli, ponendo loro l’etichetta di “omofobici”. In almeno un Paese dove gli attivisti omosessuali hanno ottenuto grandi concessioni, abbiamo persino visto il pastore di una chiesa essere minacciato di arresto, per aver predicato dal pulpito che il comportamento omosessuale è immorale.  Il matrimonio è qualcosa di più di una questione sociale — sostanzialmente potrebbe essere una prova della nostra più elementare libertà di religione insegnare ciò che sappiamo che il nostro Padre in cielo vuole che insegniamo.
Iniziamo col dire che, tanto la distinzione tra sentimento o inclinazione da una parte, quanto il comportamento dall’altra, sono molto chiare. Non è peccato avere determinate tendenze, ma lo è il cedere ad esse. La tentazione non è qualcosa di eccezionale, tutti, se pur in modi diversi, ne siamo soggetti: persino il Salvatore fu tentato.
Il Nuovo Testamento afferma che Dio ci ha dato dei comandamenti, la cui osservanza è possibile a ciascuno. È affermato infatti in 1 Corinzi capitolo 10, versetto 13: “Niuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; or Iddio è fedele e non permetterà che siate tentati al di là delle vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscirne, onde la possiate sopportare”.
È importante comprendere che l’omosessualità non è un nome che descrive una condizione, ma è un aggettivo che descrive dei sentimenti o un comportamento. Tutti hanno delle prove da affrontare. Non solo oggi l’omosessualità è comune nella nostra società, ma le è stato persino conferito un carattere politico. In realtà, essa è invece solo una delle innumerevoli difficoltà con cui gli uomini e le donne si trovano a dover lottare; bisogna incoraggiare le persone a cercare l’aiuto del Salvatore per resistere alla tentazione e astenersi da quel comportamento del quale prima o poi dovremo pentirci.
Viviamo in una società impregnata di sessualità e, forse proprio a causa di questo, è più difficile ora, per una persona, guardare agli altri aspetti che la caratterizzano, anziché al proprio orientamento sessuale ed allargare le proprie vedute, andando oltre questo orientamento, cercando di trovare gratificazione nei molti altri aspetti del proprio carattere, della propria personalità e della propria natura. Non c’è alcun dubbio sul fatto che l’orientamento sessuale sia sicuramente una caratteristica principale di ogni individuo, ma non è l’unica.
È fondamentale essere consapevoli della realtà che i sentimenti omosessuali sono controllabili. Forse esiste una tendenza o predisposizione a questo tipo di sentimenti che può essere una realtà per alcuni e non per altri, e da tali predisposizioni nascono i sentimenti, i quali possono essere controllati, fino ad eliminare la tentazione. Se invece diamo ascolto a tali sentimenti, questi aumenteranno la forza della tentazione. Se cediamo alla tentazione, ci rendiamo colpevoli di un comportamento immorale.
Questo schema si applica anche ad una persona che desideri ardentemente ciò che appartiene a qualcun’altro e sia fortemente tentata di rubare, così come a coloro che sviluppino una predilezione per l’alcol, o a una persona molto irascibile che scelga di cedere alla collera e tale sentimento può degenerare in un comportamento immorale e illecito.
Qui non si sta parlando di una prova eccezionale, ma di una condizione comune della vita terrena. Non capiamo esattamente il “perché” o il grado delle inclinazioni o predisposizioni, ma ciò che sappiamo esattamente è che i sentimenti e il comportamento possono essere controllati. La linea del peccato si trova tra i sentimenti e il comportamento. La linea della prudenza si trova tra la predisposizione e i sentimenti. Dobbiamo tenere a freno i sentimenti e cercare di controllarli, per evitare di trovarci in una situazione che ci condurrà ad un comportamento immorale.
Penso che una delle grandi sofisticherie del nostro tempo consista nell’affermare che un individuo che ha un’inclinazione a fare qualcosa, debba inevitabilmente agire in base a essa. Come ci ha rivelato il Signore, ciò è contrario alla nostra stessa natura: ci è stato dato il potere di controllare il nostro comportamento.

No, non accettiamo il fatto che le condizioni che impediscono alle persone di raggiungere il loro destino eterno siano “innate” senza che vi sia alcuna possibilità di poterle controllate. Ciò è contrario al Piano di Salvezza ed è contrario alla giustizia e alla misericordia di Dio. Va contro tutti gli insegnamenti del vangelo di Gesù Cristo, che dichiarano la verità. Infatti le Scritture affermano che con o tramite il potere e la misericordia di Gesù Cristo avremo la forza di compiere e superare ogni cosa, compresa la capacità di resistere alla tentazione in ogni sua sfaccettatura.    
Qui entra in gioco la nostra dottrina: la Chiesa non ha una posizione sulle cause di nessuna predisposizioni o inclinazioni, comprese quelle legate all’attrazione tra persone dello stesso sesso. Che sia l’indole o l’educazione è una questione scientifica su cui la Chiesa non prende posizioni.
Chi infatti può dire perché alcuni hanno un attrazione per lo stesso sesso? Ciò che conta veramente è sapere che possiamo controllare le nostre azioni ed il comportamento.   

Bisogna aggiungere un altro punto, che possiamo trovare in una recente dichiarazione della Prima Presidenza, che ha fatto una bellissima descrizione del nostro atteggiamento in merito a questo argomento: “La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni dimostra comprensione e rispetto per gli individui che sono attratti da persone dello stesso sesso. Ci rendiamo conto che possano sentirsi soli, ma deve anche esserci un riconoscimento di ciò che è giusto davanti al Signore”.

Ritengo che sia una dichiarazione esatta, il dire che alcune persone considerano i sentimenti di attrazione per lo stesso sesso come una realtà che definisce la loro esistenza. Vi sono anche persone che considerano come realtà il fatto che li definisce nativi di Roma o che sono state marines degli Stati Uniti; o che hanno i capelli rossi, o che sono i migliori giocatori di calcio che abbiano mai giocato in una squadra della loro scuola. Le persone possono adottare una caratteristica come elemento che definisce la loro esistenza e spesso queste caratteristiche sono fisiche. Abbiamo il libero arbitrio per scegliere quali caratteristiche ci definiscono; queste scelte non ci vengono imposte.
La realtà suprema che caratterizza ognuno di noi è che siamo figli di Genitori celesti e che siamo nati su questa terra per uno scopo e con un futuro divini. Un’opinione, qualsiasi possa essere, quando si contrappone a quella suprema realtà caratterizzante, diventa distruttiva e porta l’uomo verso un cammino sbagliato.
L’Espiazione di Gesù Cristo è abbastanza potente per far sì che una persona possa essere purificata, a condizione che lo voglia e si penta, abbandoni il proprio comportamento, anche se si tratta di un cammino certamente non facile. Diversamente, quel comportamento diventerà purtroppo un corso d’azione che indebolirà la sua capacità di pentirsi, offuscherà la sua percezione di ciò che è importante nella vita e alla fine, trascinerà l’individuo così lontano che non potrà più tornare. Se sceglierà di seguire quella via, noi dovremmo cercare sempre di aiutarlo a tornare sul cammino della crescita.

Mi riferisco al cambiamento prima in difesa della via del Signore e poi in difesa dello stile di vita della persona che è in errore, sia davanti a Lui che davanti agli altri. La via del Signore è proprio quella di amare il peccatore condannando il peccato, cioè dobbiamo continuare ad aprire la nostra casa, il cuore e le braccia ai nostri figli, pur senza approvare il loro modo di vivere, evitando però di colpevolizzarli verbalmente. È altrettanto essenziale che i genitori evitino di prendere le difese del proprio figlio, poiché così facendo non lo aiutano di certo e ciò invece porterà quasi sicuramente entrambi lontano dalle vie del Signore.
Il matrimonio non è né una questione di posizione politica, né una questione di politica sociale. È stato istituito dal Signore stesso. Per i mormoni è l’unica istituzione che viene celebrata solennemente tramite l’autorità del Sacerdozio nel Tempio e trascende questo mondo; essa ha un’importanza profonda ed è una dottrina fondamentale del vangelo di Gesù Cristo, e va ad adempiere lo scopo stesso della creazione di questa terra. Una persona difficilmente può leggere la prima pagina della Genesi senza notarlo molto chiaramente; esso non è un’istituzione che l’umanità possa manomettere, e men che meno possono farlo coloro che operano solo per i propri scopi. Agli occhi del Signore il matrimonio tra persone dello stesso sesso non esiste: il comportamento omosessuale è e sempre rimarrà un peccato abominevole davanti al Signore, e il chiamarlo con un altro nome, in virtù di qualche definizione politica, non cambia questa realtà.

Il matrimonio tra un uomo e una donna è chiaro negli insegnamenti biblici dell’Antico come del Nuovo Testamento. Qualsiasi persona che cerchi di distruggere quel concetto sta similmente andando contro ciò che Gesù stesso ha affermato.

Il concetto che “ciò che succede a casa tua non influisce su ciò che succede nella mia”, riguardo all’istituzione del matrimonio, potrebbe essere l’ultima sofisticheria di coloro che sono a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso.
In termini laici ciò ha invece un effetto profondo su chiunque altro, perché ciò che succede nella casa in fondo alla strada influisce davvero su ciò che accade nella mia e su come viene trattata. Insinuare che davanti a questi millenni di storia, alle rivelazioni di Dio e all’intero esempio umano essi abbiano il diritto di ridefinire l’intera istituzione per tutti quanti è estremamente presuntuoso e terribilmente sbagliato.
Un altro punto da precisare si trova in una domanda: perché due individui che convivono felicemente, entrambi impegnati uno verso l’altro, vorrebbero che la loro relazione fosse chiamata matrimonio? Prendendo in considerazione ciò che dicono di avere, perché vogliono aggiungervi lo stato legale del matrimonio? Cosa desiderano coloro che sostengono il matrimonio tra persone dello stesso sesso?
Vi sono certi aspetti del matrimonio — quali alcune conseguenze legali e sociali e alcune legittimità — che, se concessi ad una qualche relazione oltre a quella del matrimonio tra un uomo e una donna, tenderebbero a degradare, se non a distruggere, l’istituzione che è stata rispettata per migliaia di anni.
Inoltre, se le persone vogliono legalizzare una relazione particolare, dobbiamo stare attenti del “perché” questo tipo di relazione sia stato disapprovato per millenni. Improvvisamente c’è un appello alla legalizzazione, così che due persone dello stesso sesso possano sentirsi meglio con sé stesse. Questo punto è fin troppo palese.
Poniamo il caso di una persona che si guadagni da vivere con una condotta illegale, però non si senta a suo agio nel farlo (potrebbe essere un ladro di professione o qualcuno che vende un servizio illegale o qualsiasi altra cosa). Cosa facciamo? Andiamo e legalizziamo il suo comportamento, perché ella viene discriminata a causa delle sue scelte professionali, o forse perché non si sente bene riguardo a quello che fa e vuole avere un riconoscimento per “sentirsi a posto”, oppure vuole perché il suo comportamento venga legittimato agli occhi della società o della sua famiglia? Ritengo che la risposta sia che non si legalizzano dei comportamenti per queste ragioni, a meno che non siano animate da motivazioni molto convincenti a essere avanzate al fine di apportare un cambiamento alla situazione presente.
Questo è qualcosa su cui la nostra dottrina ci richiede semplicemente di far sentire la nostra voce e che affermi con franchezza: “Ciò non va bene; non è giusto”.
Nella società possono esistere innumerevoli tipi diversi di collaborazione o unioni che non sono relazioni tra persone dello stesso sesso e che offrono alcuni diritti su cui non abbiamo nessuna obiezione. Detto questo… possono esserci talvolta alcuni diritti specifici che, se venissero accordati alle relazioni di tipo omosessuale, ci preoccuperebbero non poco. L’adozione è il primo che mi viene in mente, semplicemente perché questo è un diritto che è stato storicamente e dottrinalmente associato in modo molto stretto al matrimonio e alla famiglia. Faccio riferimento all’esempio dell’adozione solo perché essa ha a che fare con la nascita e la crescita dei figli. I nostri insegnamenti, così come sono stati espressi recentemente da apostoli e profeti viventi con un contenuto dottrinale molto completo nel Proclama sulla famiglia, sono che “i figli hanno il diritto di crescere in una famiglia composta da un padre e una madre”.
Alla fine, la strada più saggia per qualsiasi persona afflitta dall’attrazione per lo stesso sesso, è quella di sforzarsi di ampliare il proprio orizzonte oltre l’orientamento sessuale e di provare a vedere la propria persona nel suo insieme. Se fossi una delle persone afflitte dall’omosessualità, dovrei cercare di vedermi in un contesto molto più ampio… di vedermi come un figlio di Dio con i propri talenti, qualsiasi essi possano essere, sia intellettuali, che musicali o atletici, o di compassione verso gli altri. Il vedersi in uno scenario più vasto può essere loro di grande aiuto per un cambiamento.
Più una persona riesce a guardare oltre l’orientamento sessuale, più felice e completa sarà la sua vita. La peggior cosa possibile per ognuno di noi — qualsiasi siano le nostre tentazioni o le nostre tendenze terrene — è quella di fissarci su di esse ed indugiarvi. Quando questo avviene, non solo rinneghiamo tutte le altre buone qualità che ci caratterizzano, ma l’esperienza insegna che ci sarà una maggiore probabilità che alla fine cederemo alla tendenza.
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NOTE:
I concetti espressi in questo articolo sono stati estrapolati da un intervista televisiva fatta a due Autorità generali della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

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