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sabato 5 novembre 2011

IL POTERE DEL COMPLETAMENTO

IL POTERE DEL

 COMPLETAMENTO


   Al pensiero delle nostre imperfezioni, viste alla luce della nostra quotidianità, può essere veramente sconcertante pensare al celebre invito che Cristo ci ha indirizzato:
“Siate voi dunque perfetti come il padre vostro che è nei cieli è perfetto” (Matteo 5:48).

   Date le realtà difficili della vita quotidiana, come possiamo essere perfetti come è perfetto il Padre nostro? Alcune cose, come per esempio le persone che ci mettono in situazioni di disagio, le reazioni che abbiamo quando ci schiacciamo un dito con il martello, quando subiamo qualche eccessiva prepotenza nel traffico cittadino, ecc.

   John S. Robertson era un professore di linguistica della Brigham Young University e anche presidente del Dipartimento di Linguistica, quando in un devozionale del 1999 tenuto ai giovani studenti di tale università, esplorò il significato della parola perfezione.
   Con quest’analisi egli voleva dimostrare che la parola perfezione non vuole esprimere ciò che si intendeva al tempo della traduzione della Bibbia fatta in inglese, ai tempi di Re Giacomo.
   Lo scopo di Robertson non era quello di diminuire le ingiunzioni di Cristo, ma di renderle comprensive in un contesto del Vangelo.

   Oggi la parola perfezione significa qualche cosa di più specifico di quanto non esprimesse 400 anni or sono. Originariamente quando questa parola fu adottata dalla lingua francese stava per “finito, completo, eccellente”. 
   È arrivata al francese dal latino per-, “completamente”, e –facere, “fare”.
   Nell’inglese moderno, tuttavia, perfetto richiama alla mente il significato molto più specifico, vale a dire “impeccabile, senza errori”. Pertanto il significato di perfezione che oggi si da alla parola perfetto è una novità per la lingua inglese.

   La parola completo è entrata in inglese nei primi anni del 1300, ma con un significato molto limitato. Si può applicare solo per “completezza di pezzi necessari”, ad esempio, un completo. Non si poteva applicare a condizioni di qualità come “purezza completa” anche se sarebbe stato corretto allora dire “perfetta purezza”. Ma proprio nel momento in cui i traduttori di Re Giacomo erano al lavoro, il senso di completo si stava espandendo per includere le azioni, stati e qualità. Con questa espansione della parola completo è arrivata anche la contrazione del perfetto, tanto che oggi perfetto significa ancora completo ma in aggiunta significa sempre senza difetto.
   È per questo motivo che le varie forme della parola perfetto si verificano 123 volte nel Vecchio e Nuovo Testamento, mentre completo avviene solo tre volte.
   Inoltre i termini ebraici e greci che alla fine sono stati tradotti con perfetto, nel complesso hanno la nozione generale di completo o fine.

   Premesso ciò, diamo uno sguardo nuovo al concetto di completo per vedere che cosa potrebbe significare, per essere completo, in un concetto più ampio del Vangelo, tenendo presente che tutto ciò che è perfetto è necessariamente completo, ma tutto ciò che è completo non è necessariamente perfetto.

Completamento nel Patto
   Tutti i patti, accordi, contratti, e simili sono basati sul concetto di completezza. Per definizione, un patto è un insieme di istruzioni concordate dalle due parti che determinano il loro comportamento. Un patto è il mezzo attraverso il quale due parti incomplete diventano una, cioè un tutto completo. Nella sua bella preghiera al Padre, Cristo ha fatto quest’affermazione in Giovanni 17:21-23:
“che siano tutti uno; che come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te, anch’essi siano in noi:….. E io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me, affinché siano uno come noi siamo uno; io in loro, e tu in me; acciocché siano perfetti (o completi) nell’unità.”
   Se consideriamo perfetto come completo, allora possiamo vedere come sia possibile che Dio, Cristo, e i loro veri seguaci siano veramente uno, se perfetto è fatto invece di incompletezza termina l’alleanza.
   Tutte le alleanze sono convalidate solo a condizione che entrambe le parti completino ciò che hanno concordato di fare.

Completamento nel matrimonio
   Portare due individui a un insieme completo di alleanza è anche la definizione stessa di matrimonio. In una risposta ai farisei, Cristo, citando la Genesi 2:24, ha detto:
“Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina, e disse: Perciò l’uomo lascerà il padre e la madre e s’unirà con la sua moglie e i due saranno una sola carne? Talché non son più due, ma una sola carne” (Matteo 19:4-6).
   Cristo ha essenzialmente parlato qui di un patto. Due saranno una sola carne nel senso reale del patto.
   Nel matrimonio pertanto siamo completi come il nostro Padre e la Madre del cielo sono completi.
   In un altro senso più letterale, però, la coppia può diventare una sola carne. Noi sappiamo dalla scienza moderna che prima di ognuno di noi non eravamo nessuno, siamo stati in due cellule germinali distinte: uno in una cellula di 23 cromosomi dal nostro padre biologico e l’altro in una cellula simile della nostra madre biologica. Eravamo nulla fino a quando l’unione di queste due cellule incomplete produssero una serie completa di 46 cromosomi.
   Nel momento di unione, i nostri genitori sono diventati “una sola carne” attraverso di noi, questo miracolo di una nuova vita rappresenta forse la forma più alta di tutti i patti.

   Con l’alleanza biologica di nuova vita e il conseguente patto sociale delle nuove famiglie (vedi proclama al mondo) comporta la necessità di collegamento a tutte quelle famiglie che ci hanno preceduto.

Completamento del lavoro di tempio
   Questo ci porta ad una specie correlata di diversi completamenti, senza la quale il Signore sarebbe venuto a colpire la terra di una maledizione.

“….E 'sufficiente sapere, in questo caso, che la terra sarà colpita con una maledizione a meno che  non vi sia un legame di un qualche tipo tra i padri e i figli,  su un qualche argomento; ed ecco, qual è questo argomento? E 'il  battesimo per i morti. Poiché noi senza di loro non possiamo essere resi perfetti, né possono loro essere resi perfetti senza di noi.” (D&A 128:18).

   In riferimento a questa scrittura, l’anziano Russell M. Nelson ha osservato che “perfetto” è stato tradotto dal greco “teleios” che ha il significato di <portato alla sua fine, finito, completato> (A New Harvest Time, La Stella maggio 1998 pag. 36 nota 10).
   Con la restaurazione di tutte queste e delle altre chiavi delle dispensazioni passate, abbiamo:
“… che abbia luogo un’intera, e completa, e perfetta unione, e una connessione delle dispensazioni, delle chiavi, dei poteri e delle glorie,….” (D&A 128:18).

   Come vediamo anche qui la dottrina del completamento è manifesta, perché siamo diventati, per così dire, “salvatori sul monte Sion” essendo stati delegati per coloro che altrimenti non hanno accesso alle ordinanze di salvezza. Diventiamo una cosa sola con i nostri antenati attraverso il lavoro di tempio.

   Joseph Smith disse:
“Ma come possono essi diventare liberatori sul Monte Sion? Edificando i loro templi, erigendo i loro fonti battesimali e adoperandosi per ricevere tutte le ordinanze, battesimi, confermazioni, lavaggi, unzioni, ordinazioni e poteri di suggellamento in favore dei loro progenitori che sono morti, e redimerli, affinché essi si possano levare nella prima risurrezione ed essere esaltati ai troni di gloria insieme a loro; e qui abbiamo la catena che unisce i cuori dei padri ai figli ed i figli ai padri, il che adempie la missione di Elia.” (Insegnamenti di Joseph Smith pag. 261).
   È questa grande visione di completamento ( la missione di Elia che lega tutti ad Adamo ed Eva) che trova concreta manifestazione nella grande esplosione di costruzione di nuovi templi e nell’interesse che c’è verso la genealogia.

“Come l’uomo è adesso, Dio era una volta: Come Dio è ora, l’uomo può essere” (Lorenzo Snow). Abbiamo la possibilità di diventare completi come anche il nostro Padre celeste è completo.

Il completamento nella Resurrezione
“Poiché l’uomo è spirito. Gli elementi sono eterni, e spirito ed elementi inseparabilmente connessi ricevono una pienezza di gioia. E quando sono separati, l’uomo non può ricevere una pienezza di gioia.” (D&A 93:33-34).
   Contrariamente alle credenze di altre religioni, uno dei grandi contributi dati dalla teologia del mormonesimo è che il corpo non è un male, ma è un bene. Abbiamo bisogno di essere completi (spirito più elementi) come anche il nostro Padre è completo, così che noi, come lui, possiamo ricevere una pienezza di gioia.
   È significativo che nel Vecchio Mondo Cristo, quando non era ancora risorto, abbia detto:
“Voi dunque siate perfetti, com’è perfetto il Padre vostro celeste” (Matteo 5:48) e che nel Nuovo Mondo, e pertanto dopo la sua resurrezione, egli disse: “Perciò vorrei che foste perfetti, come me, o come il Padre vostro che è in cielo è perfetto.” (3 Nefi 12:48). La resurrezione Lo ha reso completo come suo Padre.

Il completamento nell’Espiazione
   Se la Resurrezione è il dono universale di Cristo a tutti i figli di Dio, allora l’Espiazione è il suo dono particolare donato solo a chi si pente. Come la Resurrezione congiunge lo spirito al corpo per superare la morte fisica, così l’Espiazione si unisce al nostro spirito per mezzo dello Spirito Santo per vincere la morte spirituale. E come la resurrezione porta al completamento, anche l’espiazione porta al completamento, ma a differenza della Resurrezione, il completamento è disponibile in due modi distinti ma collegati:
a)      I nostri peccati creano uno squilibrio nella bilancia della giustizia eterna, Cristo avendo pagato per i nostri peccati, riporta il completo equilibrio. In Mosia 15:8-9 si legge che Dio ha dato “al Figlio il potere di intercedere per i figliuoli degli uomini….. preso su di sé le loro iniquità e le loro trasgressioni, avendoli redenti e avendo soddisfatto le esigenze della giustizia.” Siamo giustificati per mezzo di Cristo: il prezzo è stato pagato e l’equilibrio è totale.
b)      L’Espiazione è il completamento di un patto, che nella sua forma più semplice è questa: se smettiamo di peccare Cristo paga per il nostro peccato. Ci sono quelli che affermano che la salvezza viene dalle opere. Altri affermano che proviene dalla fede. Questo è l’antico dibattito tra fede e opere. Ma noi sappiamo dalle scritture moderne che la remissione del peccato viene dal sacrificio: il sacrificio da parte di Cristo e il sacrificio da parte nostra. Infatti in Nefi 2:7 leggiamo: “Ecco, egli offre se stesso quale sacrificio per il peccato, per rispondere ai fini della legge, per tutti coloro che hanno un cuore spezzato e uno spirito contrito; e per nessun altro è possibile rispondere ai fini della legge.”
E ancora in 3 Nefi 9:19-20 leggiamo: “E non mi offrirete più spargimento di sangue; si, i vostri sacrifici e i vostri olocausti cesseranno….. E mi offrirete in sacrificio un cuore spezzato e uno spirito contrito. E chiunque verrà a me con cuore spezzato e spirito contrito, lo battezzerò con il fuoco e con lo Spirito Santo…”
   Se noi siamo giustificati per mezzo di Cristo che prende su di sè i nostri peccati, noi siamo stati santificati attraverso un processo che si realizza in tre fasi:
1)      abbiamo veramente sofferto per il nostro cuore spezzato e uno spirito contrito a causa dei nostri peccati;
2)      abbiamo di conseguenza manifestato il nostro dolore lasciando dietro di noi i peccati e la decisione di non ripeterli più;
3)      siamo stati santificati attraverso il battesimo di fuoco e lo Spirito Santo.
   La conclusione di tutto questo è che una volta eravamo spiritualmente morti, separati cioè da Dio per l’assenza del Suo spirito, ma ci troviamo ora spiritualmente resi vivi per il battesimo di fuoco e per lo Spirito Santo che abbiamo ricevuto. Una volta eravamo peccatori ed incompleti, ma attraverso il processo dell’Espiazione siamo completamente e totalmente giustificati e santificati.
   Siamo in questo senso completi, come anche il nostro Padre nei cieli è completo e anche un passo più vicini ad essere come lui.

Completamento attraverso la Chiesa
   La metafora di Paolo che si trova in 1 Corinzi 12:14, 21, 25, 27 mette a confronto il corpo di Cristo con la Chiesa e il corpo di una persona:
“… il corpo non si compone di un membro solo, ma di molte membra…… e l’occhio non può dire alla mano: Io non ho bisogno di te; né il capo può dire ai piedi: Non ho bisogno di voi. …….affinché non ci fosse divisione nel corpo, ma le membra avessero la medesima cura le une per le altre. …… Or voi siete il corpo di Cristo, e membra d’esso, …….”
   In questa scrittura in pratica si afferma che ognuno di noi, come un membro del corpo di Cristo è incompleto, come lo è un qualsiasi dato organo del nostro corpo è considerato incompleto. In verità, nessuno di noi può essere salvato come individuo. Noi siamo salvati come Sion, perché ci completiamo a vicenda. Quello che uno non può fare può farlo l’altro.
   Tutti noi nella nostra condizione di incompletezza abbiamo bisogno l’uno dell’altro per benedire e ricevere benedizioni. Ci completiamo a vicenda.
   Pertanto si può anche affermare che il Signore nell’istituire la sua Chiesa l’ha organizzata in modo tale che noi non dovessimo, per esempio, pagare qualcuno per ricevere una bella lezione la Domenica. Viene invece richiesto sacrificio a noi, nel donare del nostro tempo e preparazione. Quando si accetta una chiamata, siamo d’accordo per preparare una lezione e di essere pronti ad insegnare, per esempio, alla primaria. Si tratta di una sorta di alleanza.
   Ogni peccato ha le sue radici nel terreno sporco dell’autogratificazione.
   Si può immaginare che qualsiasi peccato, come ad esempio dal rubare per cupidigia, all’omicidio per adulterio, ha al suo centro un esagerato senso di sé. Ma il Signore ha creato un’organizzazione che è strutturalmente concepita per combattere l’esagerazione dell’eccesso di sé. La Chiesa si fonda infatti sul servizio agli altri.
   Per questo che Paolo afferma (Efesini 4:11-13) che il corpo di Cristo è per il perfezionamento o completamento dei Santi.
“Ed è lui che ha dato gli uni, come apostoli; gli altri, come profeti; gli altri, come evangelisti; gli altri, come pastori e dottori, per il perfezionamento dei Santi, per l’opera del ministero, per la edificazione del corpo di Cristo, finché tutti siamo arrivati all’unità della fede e della piena conoscenza del Figliuol di Dio, allo stato d’uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo.”
   Come lavoratori impegnati nel servizio nella Chiesa di Cristo, impariamo ad essere cristiani, sia all’interno che all’esterno della Chiesa. Nella Sua Chiesa saremo completati.

Conclusione
   Dio ha reso possibile a noi, in un modo molto pratico, di diventare completi come Lui è. Egli ci ha offerto grandi alleanze, tra cui in particolare quella battesimale e le alleanze del tempio dove si acquisisce potere dall’alto. Egli ci ha dato l’istituzione del matrimonio, dove i coniugi si completano a vicenda e diventano una sola carne attraverso i loro figli.
   Egli ci ha dato, con tutte le nostre imperfezioni, la possibilità di essere liberatori sul monte Sion che ci collega eternamente a tutti i figli di Adamo.
   Egli ci ha dato Suo Figlio, per  unire il corpo con lo spirito, al fine di superare la morte fisica e di avere dallo Spirito Santo la possibilità di superare la morte spirituale.
   Egli ci ha dato la Sua Chiesa, per aiutarci a superare la vanità che è in noi stessi attraverso il servizio agli altri.
   In breve ci ha dato una religione pratica, che, se vissuta, ci porta “fino alla misura della statura della pienezza di Cristo” e al Padre suo.
   La dottrina del completamento porta ad un potere di gruppo, il potere di Sion, che ci da completezza.


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Elaborazione tratta dal discorso di John S. Robertson tenuto ai giovani in un devozionale della BYU nel 1999.

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